In questi ultimi giorni ho finito di leggere un libro che mi era stato consigliato da un mio amico, studente di storia moderna, che offriva spunti di riflessione sulla guerra e sulle sue cause antropologiche. Ho deciso di condividerli cin voi.
"Centinaia di migliaia di esseri umani vengono sacrificati sull'altare di una geostrategia freddamente pianificata nelle stanze del potere in nome dell'equilibrio politico internazionale o del supremo interesse dell'impero americano, che ormai è come dire la stessa cosa."
"le bombe sono gettate da 1500 metri di altitudine affinchè il pilota non si accorga di ciò che fa, mentre l'economia internazionale, dall'alto di un albergo di lusso, impone senza pietà politiche sulle quali si rifletterebbe due volte, se solo si conoscessero gli esseri umani a cui si va a sconvolgere la vita."
"lo sterminio di intere popolazioni, cinsiderate superflue, diventa un evento normale, insito nella gestione ordinaria e svolto in una atmosfera di banalità del male"
"..siamo talmente abituati allo spettacolo del male che esso non riesce a trasmettere alcun monito; il male si è a tal punto banalizzato da assumere un'apperenza qualsiasi, un tono tanto ordinario che sembra svanire dalla nostra quotidianità: l'indifferenza lascia campo libero all'esercizio e allo sfoggio della violenza più crudele"
(Monder Kiliani,"Guerra e sacrificio",edizioni dedalo)
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